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Quella volta il cielo

non volle negoziare col mare.

Inseguivano entrambi chimere.

Sembravano due vecchi congiunti,

ciascuno in reciproca pace.

Apparente.

Né valse sognare, ambedue,

di essere già morti.

Si era al punto in cui i binari

apparivano verosimilil, non veri

giacché la verità non si rivela.

 

 

 

 

 Ferdinando Giordano - 19/10/2021 15:27:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]

Bel talento. Entrambe.

 cristina bizzarri - 18/10/2021 13:04:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

C’è un’armonia "geometrica" in questa poesia, che trovo perfetta, cioè compiuta nel suo narrare. Ma cosa mi racconta, cosa mi vuole indicare quella distanza, quell’inseguire "entrambi chimere di altri specchi?" E perché non "valse essersi visti in sogno/già morti"? Si è arrivati a un punto di "verosimiglianza", "perché la verità si rivela per ultima." Allora, quell’"essersi visti in sogno/già morti" è un rispecchiamento dell’animo della poetessa che desidera vedere oltre quella "pace" che (però) congiunge "nel silenzio", oltre quella "verosimiglianza"? Dunque questa "verità" che "si rivela per ultima" è essa stessa una chimera nel suo rivelarsi giacché si rivela soltanto "per ultima"? Un’aporia, un contro-senso. Si ritorna così all’inizio, dove "il cielo/non voleva aggiustarsi" e "Non parlava neppure col mare". Una sorta - in fondo - di accettazione di questo gioco di specchi che riflette all’infinito (forse) le intuizioni/sensazioni/riflessioni di chi, in quelle proiezioni di sé, trova un pur limitato compimento, un fermarsi nel punto da cui non si può più continuare ...

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